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Smart working: regole contrattuali e fiscali nel lavoro da remoto

Smart working: regole contrattuali e fiscali nel lavoro da remoto

Il lavoro da remoto, o smart working, è ormai una realtà consolidata. Tuttavia, spesso si ignorano le regole contrattuali e fiscali che lo regolano. Vediamo cosa prevede la normativa, cosa devono fare dipendenti e datori di lavoro e quali sono le implicazioni dal punto di vista contributivo e fiscale.


Lavoro agile e smart working: definizione giuridica

Il termine “smart working” è comunemente usato, ma la definizione giuridica corretta è “lavoro agile” (Legge 81/2017). Si tratta di una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, stabilita tramite accordo tra le parti, che prevede:

  • nessun vincolo di luogo
  • orari flessibili
  • utilizzo di strumenti tecnologici

L’obiettivo è incrementare la produttività e migliorare la conciliazione tra vita privata e professionale.


Accordo individuale tra le parti

Il lavoro agile richiede un accordo individuale scritto tra datore di lavoro e lavoratore. L’accordo deve definire:

  • modalità di esecuzione della prestazione
  • strumenti utilizzati
  • tempi di riposo
  • misure di sicurezza e privacy

Senza accordo, lo smart working non è formalmente attivabile (salvo deroghe eccezionali come in emergenza COVID).


Contratto: cambia qualcosa?

Lo smart working non richiede un contratto diverso da quello subordinato standard. Tuttavia:

  • Le clausole contrattuali possono essere adattate (es. indicazione del lavoro a distanza)
  • I CCNL (Contratti Collettivi Nazionali) possono prevedere regole specifiche sullo smart working (es. indennità, buoni pasto, disconnessione)

Tutele per il lavoratore

Il lavoratore agile mantiene:

  • stesso stipendio e inquadramento
  • copertura INAIL per infortuni
  • tutela della salute e sicurezza sul lavoro (anche da remoto)

Inoltre, ha diritto alla disconnessione, ovvero a non essere reperibile fuori dall’orario pattuito.


Smart working e INPS: contributi e previdenza

Il lavoratore in smart working è un dipendente a tutti gli effetti, quindi:

  • I contributi INPS vengono versati regolarmente dal datore di lavoro
  • La posizione previdenziale non cambia

Anche i periodi lavorati da remoto sono pienamente validi ai fini pensionistici.


Tassazione e smart working: cosa cambia?

Dal punto di vista fiscale, non cambia nulla:

  • Il reddito da lavoro agile è assimilato a quello da lavoro dipendente
  • Le imposte (IRPEF, addizionali) si calcolano normalmente in busta paga
  • Nessuna dichiarazione aggiuntiva è richiesta dal lavoratore

Smart working all’estero: attenzione al fisco

Se il lavoro da remoto viene svolto da un altro Paese, entrano in gioco:

  • Convenzioni contro la doppia imposizione
  • Normative fiscali locali
  • Possibili obblighi contributivi all’estero

In questi casi è bene consultare un commercialista esperto in fiscalità internazionale.


Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro deve:

  • Inviare comunicazione al Ministero del Lavoro (tramite portale ClicLavoro)
  • Garantire sicurezza informatica, formazione e strumenti adeguati
  • Rispettare le normative su orari, privacy e salute

Conclusione

Il lavoro agile non è una zona grigia: esistono regole chiare, contrattuali e fiscali, che tutelano entrambe le parti. È fondamentale conoscerle per lavorare in smart working in modo regolare e sereno.

Ideatore di M per MONEY, divulgatore di finanza personale e creatore di contenuti. Credo che ogni euro conti, davvero. Per questo mi impegno ogni giorno a rendere la finanza semplice, concreta e accessibile, senza tecnicismi inutili e senza illusioni. Aiuto le persone a gestire meglio i soldi, fare scelte consapevoli e costruire un futuro più sereno, un euro alla volta. Nel blog troverai idee, strumenti e riflessioni pratiche, spesso ispirate dai video che pubblico su YouTube ma pensate per accompagnarti anche nella lettura. 👉 Scopri di più su di me nella pagina Chi sono oppure iscriviti alla newsletter gratuita per non perderti nulla.